Potrà sembrar poco questo, che Dio per gli uomini, il giusto per i peccatori, l'innocente per i colpevoli, il re per gli schiavi, il signore per i servi sia venuto rivestito della carne umana, sia stato visto sulla terra, abbia vissuto insieme con gli uomini; ma per di più fu crocifisso, morì e fu sepolto. Non credi? Chiedi forse quando sia successo? Ecco quando: Sotto Ponzio Pilato. Per precisartelo c'è anche il nome del giudice, perché tu non possa dubitare neanche del tempo. E allora credete che il Figlio di Dio fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto. Ecco che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13). Nessuno davvero? Proprio nessuno. È verità, lo ha detto Gesù stesso. Interroghiamo anche l'Apostolo; egli ci dice: Cristo morì per gli empi (Rm 5, 6). E poco dopo: Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo (Rm 5, 10). E allora in Cristo noi troviamo un amore ancora più grande, perché egli non ha dato la sua vita per degli amici, ma per i suoi nemici. Quanto grande è l'amore di Dio per gli uomini, quanta tenerezza, amare i peccatori fino a tal punto da morire per essi di amore! Egli dimostra il suo amore per noi, sono ancora parole dell'Apostolo, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5, 8). Anche tu dunque credilo, e non vergognarti di confessarlo per la tua salvezza. Si crede infatti col cuore per ottenere la giustizia, e si confessa con la bocca per avere la salvezza (Rm 10, 10). Inoltre, perché non avessi dubbi, perché non avessi vergogna, quando cominciasti a credere ricevesti il segno di Cristo sulla fronte, che è come la sede del pudore. Ripensa che cosa hai in fronte, e non avrai paura della lingua altrui. Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, dice il Signore stesso, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui davanti agli angeli di Dio (Mc 8, 38). Non arrossire dunque per l'ignominia della croce che per te Dio stesso non ha esitato di accogliere. Ripeti con l'Apostolo: Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6, 14). E ti farà eco ancora lo stesso Apostolo: Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo, e questi crocifisso (1 Cor 2, 2). Egli che da un sol popolo fu allora crocifisso, ora è fisso nel cuore di tutti quanti i popoli.
Siccome il Signore nostro Gesù Cristo ha reso glorioso con la sua risurrezione il giorno che aveva reso luttuoso con la morte, noi, rievocando i due momenti in un'unica commemorazione solenne, vegliamo ricordando la sua morte, esultiamo aspettando la sua risurrezione. Questa è la nostra festa annuale, questa è la nostra Pasqua, non più figurata nell'uccisione dell'agnello, come per il popolo antico, ma portata a compimento per il popolo nuovo nell'immolazione del Salvatore, perché Cristo nostra Pasqua, è stato immolato (1 Cor 5, 7), e le cose vecchie son passate ed ora ne sono nate delle nuove (2 Cor 5, 17). È se piangiamo è per il peso dei nostri peccati, e se esultiamo, è perché giustificati dalla sua grazia, perché egli è stato messo a morte per i nostri peccati, ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4, 25). Per quelli piangiamo, di questo ci rallegriamo, e sempre siamo nella gioia. Quanto per causa nostra e a nostro vantaggio è stato compiuto di triste o anticipato di lieto, non lo lasciamo passare con ingrata dimenticanza, ma lo celebriamo con riconoscente memoria. Vegliamo dunque, carissimi, perché la sepoltura di Cristo si è protratta fino a questa notte, cosicché proprio in, questa notte è avvenuta la risurrezione di quella sua carne che allora fu oltraggiata sul legno, adesso è adorata in cielo e sulla terra. Naturalmente questa notte si considera come facente parte del giorno di domani, che per noi è il giorno del Signore. Ed era opportuno che risorgesse di notte, perché con Ia sua risurrezione ha rischiarato le nostre tenebre; non per nulla già poco tempo prima si cantava a lui: Illuminerai la mia lampada, Signore; mio Dio, illuminerai le mie tenebre (Sal 17, 29). Così la nostra stessa pietà mette in risalto questo mistero così grande; come la nostra fede, rafforzata dalla sua risurrezione, è già sull'attenti, così anche questa notte, già così piena di luci, sia ancor più luminosa per il nostro vegliare, in modo che noi, insieme a tutta la Chiesa diffusa per il mondo intero, possiamo badare in modo giusto a non esser trovati nella notte. Per tanti e tanti popoli, che dovunque questa fulgida solennità ha radunato insieme nel nome di Cristo, il sole è già tramontato, ma il fulgore non se n'è andato, perché a un cielo pieno di luce ha fatto seguito una terra ugualmente piena di luce. (Sant'Agostino)
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