Insomma, si possono individuare 4 fasi.
La prima fase è preliminare, di durata variabile in cui l'attenzione è sull'oggetto.
Lo studio, lo immagino da qualsiasi angolazione, ne percepisco la forza e l'importanza, la sua presenza è indispensabile, immagino di poterlo governare e di vincerne la resistenza, tutto me stesso è disposto in funzione dell'oggetto.
In questa fase non devo pensare alla paura.
L'oggetto piò ingannare infatti, dopo aver preso coscienza della forma devo concentrarmi sul fine.
Ed è molto difficile.
La seconda fase è la fase del contatto, dell'incontro. Tanto più la fase preliminare è avvenuta in modo accurato, quanto più il contatto è veritiero, leale. E' una fase spesso molto breve che viene trascurata se il contatto è automatico e abituale. L'idea che avevo nella testa dell'oggetto può o meno corrispondere alla realtà. In questo caso l'occhio opera più dell'immaginazione, i sensi prevalgono sull'idea.
E poi c'è la terza fase chiamata dell'abbandono perchè la mente non percepisce bene quello che succede. E' quella specie di fiducia di chi chiude gli occhi e si tuffa nell'acqua.
La scianza che regola le forze è difficile da penetrare, fino alla fine rimarrà un mistero.
Però qui entra in gioco anche un tentativo di autoconvincimento che tutto è stato fatto perfettamente: l'idea, il contatto, la scelta.
Sembra la fase dello sfogo, della libertà. Poi si attiva l'udito e si sentono rumori o silenzio.
L'ultima fase è quella dello stupore per essere stato ad un passo dal capire il mistero delle forze ed essere stato più grande e migliore di come eri all'inizio, il tutto prima di incappare in un altro, ennesimo oggetto.
Friday, March 23, 2007
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